Pagina Precedente Le reliquie di San Lucio Martire Pagina Successiva

Le reliquie, provenienti dalle catacombe romane di Pretestato, sulla via Appia ( attuale Appia Pignatelli), furono portate a Mondavio agli inizi degli anni 40 del '700 da mons. Sante Lanucci Tarducci, poi vescovo di Civita Castellana e Orte ma mondavie se di origine, e collocate in una cassettina sotto l'altare della cappella dell'Angelo Custode nella Chiesa Collegiata, cappella juspatronato della famiglia Lanucci Tarducci, come una lapide sull'arco di entrata ancora oggi ricorda.

Nel 1790 Lucio Lorenzo Lanucci Tarducci, nipote del vescovo in quanto figlio di suo fratello Francesco Antonio, si occupò di far realizzare un simulacro del Santo e ne fece comporre le ceneri nella maschera cerea che raffigura il viso affidandone l'incarico ad "illustre professore di Roma" il nome del quale però non è stato tramandato. Fu così data forma secondo i gusti ed il "sentire" dell'epoca, alla statua che rappresenta., oggi, una interessante testimonianza di carattere storico ed antropologico di un' epoca che per non essere sufficientemente lontana dai nostri tempi, ha visto distruggere e perdere irrimediabilmente tante tracce della propria cultura.

Secondo tradizione, le vesti che ricoprono il simulacro sarebbero state cucite dalle monache del Monastero benedettino di S.Rocco e dalle donne di Casa Lanucci che si prepararono a tale compito con preghiere e digiuni ed offrirono le maniche ( all'epoca la parte più pregiata di un abito) di un loro antico abito di gala appartenuto, si diceva, all’ava Marzia Cybo Maurizi della Stacciala, nipote di Papa Innocenzo VIII.

Risale a quel periodo un nutrito carteggio, oggi perduto, fra il Lanucci ed il vescovo di Fano che richiese approfondite ricerche circa l'autenticità delle reliquie, ricerche che, affidate all'abate Ghignardi di Roma che si rivolse a “Monsignor Promotore della Fede”, dovettero dare risultati positivi se il Vescovo inviò il proprio sigillo da imprimere sui bolli di chiusura dell'urna che ancora oggi racchiude la statua e che conserva anche un'ampolla di vetro contenente terriccio che si ritiene fosse imbevuto del sangue del Santo Martire, bolli che furono apposti alla presenza dell' Ar­ciprete e del Vicario Foraneo Gerolamo Antonini.

Le reliquie non hanno quindi un legame diretto con Mondavio o con il suo territorio ma furono probabilmente portate in segno di devozione ed omaggio verso un Santo il cui nome era stato portato da molti nella famiglia Lanucci, fra questi lo stesso padre del Vescovo; un vincolo storico le lega, invece, alla Chiesa Collegiata strettamente connessa alla famiglia Lanuçci.

Le reliquie negli anni ottanta sono state trasferite, dalla Chiesa Collegiata, nella Chiesa di San Francesco.