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<Basta, basta! E’ ora di finirla>. Sono queste le parole pronunciate da una mamma disperata e affranta dal dolore per aver perso recentemente l’unico figlio nel solito e tragico incidente stradale del sabato sera. Un grido forte e pieno di tristezza ma forse anche un accorato appello rivolto a quanti sembrano ancora ignorare il dramma che coinvolge tante famiglie e a quanti dovrebbero intervenire per contenere gli incidenti.

Si parla e si promette ma quello che davvero occorre in questi casi è solo un intervento deciso, sostenuto da azioni concrete e mirate.

Eppure il pericolo che incombe nelle strade, dopo una certa ora della notte, è fin troppo evidente. E’ lì, palpabile, sempre in agguato dietro ad una curva, in prossimità di un dosso, in un rettilineo con l’asfalto bagnato. Ma soprattutto, il pericolo è presente quando il responsabile della guida è in condizioni psico-fisiche precarie per aver ecceduto nel consumo di alcool o per aver fatto uso di sostanze stupefacenti.

Ognuno di questi due elementi da solo è già in grado di recare danni e di togliere lucidità e prontezza di riflessi. Figurarsi quindi cosa può accadere nel soggetto assuntore, che nella stessa serata fa uso di entrambe le cose e poi inconsciamente si mette al volante. Si può ben comprendere come, in quelle condizioni, la probabilità che accada un incidente sia notevolmente alta. L’auto, con il prezioso carico di giovani allegri e spensierati,costituisce una sorta di mina vagante, un mezzo del tutto ingovernabile.

Le cronache del week-end riferiscono sempre più spesso di schianti avvenuti a tarda notte

o alle prime luci dell’alba e di genitori, vittime anche loro almeno quanto i figli, che vengono svegliati dall’immancabile squillo del telefono. Un bollettino tragico che si ripete troppo di frequente, dimenticato presto da tutti tranne che dagli sfortunati familiari.

Per fortuna ci si sta muovendo, sembra che si voglia adottare la cosiddetta “tolleranza zero”. Il Ministro dei trasporti ha presentato un piano per cercare di arginare gli incidenti stradali che mietono ogni anno circa 7000 morti, migliaia di feriti dei quali molti restano invalidi permanenti. Un impatto devastante in termini di vite umane e di costi sociali. L’obiettivo principale è quello di un forte inasprimento delle sanzioni proporzionale alla gravità dell’infrazione. Fermo restando che sono le famiglie le prime agenzie educative dei giovani automobilisti, va sottolineato che spetta alle istituzioni intervenire per reprimere gli abusi sulle strade. Dunque bene ha fatto il Ministro a muoversi: dalla sua azione verrà certamente fuori qualcosa di concreto.

I più informati sanno che nel 1998 è sorta l’AIFVS (Associazione italiana familiari e vittime della strada) che ha 80 sedi in tutta Italia. La coraggiosa presidente, che ha perso una figlia in un incidente, afferma che il ruolo principale dell’associazione è di rielaborare il lutto cercando di dare un valore alla vita perduta di giovani e fare in modo che quelle morti servano alla vita degli altri.

Cosa chiede l’associazione:

· l’utilizzazione di un dipartimento per la sicurezza stradale;

· un impiego più oculato delle forze dell’ordine utilizzando l’organico più nel territorio che negli uffici;

· la modifica della patente con punti “a vita” che si perdono una volta per tutte per gravissimi comportamenti trasgressivi;

· la chiusura anticipata delle discoteche;

· l’introduzione nell’auto del limitatore di velocità e della “scatola nera” per verificare il comportamento del conducente.

E’ auspicabile che queste iniziative vengano prese in considerazione il più presto possibile e che servano davvero a ridurre al minimo il triste fenomeno.

Tutti lo pensano, tutti lo chiedono, i genitori giustamente lo pretendono.

di Marco Fiorelli