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di Bruno Olivieri, capogruppo di minoranza

Contro la geografia e la storia e contro ogni affinità di interessi la maggioranza consiliare di Mondavio abbandona l’entroterra per gettarsi nel mare: ha scelto l’unione con Mondolfo, S. Costanzo e Monteporzio, la sola che a loro parere funzioni.

Perché, avuti i primi contatti con i vicini comuni collinari, ha virato a 180? Dopo i passi falsi del servizio associato dei Vigili Urbani con Monteporzio e Piagge, senza Orciano, Barchi e S. Giorgio, proprio quei due comuni l’hanno abbandonata. Ma cosa ha a che fare Mondavio con i comuni della costa Mondolfo-Marotta e S. Costanzo? Il Sindaco si arrampica sugli specchi per dimostrare che l’unione funziona meglio fra diversi e complementari anziché fra simili, contro la logica dell’antico proverbio “moglie e buoi dei paesi tuoi”. Secondo lui, Mondavio ha scelto nella valle del Cesano l’unione più forte con 22.000 abitanti e la più organizzata nei servizi pubblici.

Ma esiste oggi veramente una valle del Cesano unica? Pergola la vuole a monte, Mondolfo a valle, con Mondavio sempre emarginata fra interessi contrapposti, perché Mondavio non è mare, non é monte, é collina dell’entroterra. L’unione ideale di valle sarebbe stata fra i comuni della media valle: Mondavio, Monteporzio, S. Lorenzo (con Castelleone e Corinaldo di altra provincia, se possibile) e i vicini Orciano, Barchi e S. Giorgio. Ma ci si doveva muovere prima che Monteporzio e San Lorenzo facessero le loro scelte . Nel consiglio intercomunale di Orciano l’unione sembrava fatta con i comuni vicini, perché la geografia e la storia ci portano in quella direzione.

Negli anni ottanta si prospettò l’unione dei comuni di Mondavio e Orciano, vicini alla saldatura urbanistica, dopo che Mondavio aveva tolto di mezzo il cimitero, facilitando la costruzione della scuola media consorziata, cui aderirono all’inizio anche Barchi e S. Giorgio. I rapporti si inasprirono, quando Orciano si appropriò del nome della scuola contro i patti sottoscritti. Ma si collaborò ancora nel consorzio VVUU, sciolto a causa di uno statuto capestro, e si continuò nell’ufficio urbanistico, nella discarica e nella gestione del motograder. I quattro comuni dell’ex consorzio acquedotto, appartengono allo stesso distretto sanitario, poliambulatorio e comparto servizi sociali. La convivenza è stata talvolta difficile, ma questa maggioranza non si è mai confrontata seriamente con loro.

L’unione fra comuni è una scelta troppo importante, perché la maggioranza si arroghi il diritto di deciderla da sola, contro le minoranze e senza consultare i cittadini, perché l’unione dei comuni può portare presto o tardi alla loro fusione.

I quattro comuni collinari, vicinissimi fra loro, anche se di 8.500 abitanti soltanto, hanno territorio omogeneo, centri storici simili e linee di sviluppo convergenti. Con Marotta Mondolfo noi non siamo complementari, come afferma il sindaco, ma contrapposti: a partire dagli anni ‘50 la costa ha moltiplicato la popolazione svuotando l’entroterra e la tendenza non si invertirà con l’entrata di Mondavio, socio al 18%, in una unione di 22.000 abitanti. Il Sindaco si dice certo che anche Orciano, Barchi e S. Giorgio si uniranno in futuro a Mondolfo. Ne è proprio sicuro con le tante soluzioni migliori che hanno quei comuni nella Valle del Metauro e nella Comunità Montana?

L’unione con Mondolfo ci distacca dalle nostre radici e dai comuni, con cui abbiamo continui rapporti per servizi pubblici presenti a Mondavio, né aggiunge nulla a quanto abbiamo: scuola media, RSA, casa di riposo, servizi sociali e servizio disabili (presto in cogestione con la CM e messa in dubbio da questa scelta). L’unico servizio nuovo, che ci offre Mondolfo é l’asilo nido, troppo lontano per essere utilizzato appieno.

Questa unione è una mazzata per i nostri centri storici, perché sposta il baricentro a valle e verso il mare e svilisce soprattutto il capoluogo e il suo valore aggiunto di storia e beni culturali per tutto il comune. E’una castrazione stupida, che solo una mentalità sprovveduta potrebbe mettere in atto.

Perché rinunciare alla funzione guida riconosciuta e fuori discussione di Mondavio in una unione omogenea, anche se piccola, per una posizione marginale in una unione vasta e forzata? Spesso piccolo è bello e produttivo, come dimostra la struttura produttiva delle Marche. Mondavio è comune collinare al 75%, e le nostre colline dai crinali guardano ai versanti del Cesano e del Metauro, perché i nostri interessi sono distribuiti sulle due valli. Dalle nostre colline ci colleghiamo all’autostrada via Calcinelli e via Marotta e oltre a Fano e Pesaro, dove si trovano i servizi che l’entroterra non ha. La Cesanense ci agevola nei rapporti saltuari con Senigallia e Ancona, ma nella valle del Metauro troviamo il maggior sviluppo industriale e commerciale, a cui non possiamo rinunciare, pur continuando a sviluppare la valle del Cesano. Stando tutti insieme, i comuni collinari beneficiano delle opportunità, che le due valli offrono: nell’unione con Mondolfo siamo la retrovia della costa ed esclusi anche da molta parte della valle del Cesano. La storia del vicariato di Mondavio, con i 18 castelli fra il Cesano e il Metauro, già dipendenti da Fano, è legata all’entroterra e da qui i Della Rovere sono arrivati al ducato di Urbino.