Nel messaggio Cei per la 30a giornata
per la vita
che è stata celebrata domenica 3 febbraio 2008
Chi non è aperto alla vita non ha speranza. La civiltà
di un popolo si misura dalla sua capacità di servire la vita. Responsabilità
significa considerare i figli non come cose, da mettere al mondo per
gratificare i desideri dei genitori; ed è importante che crescendo, siano
incoraggiati a spiccare il “volo”, a divenire autonomi, grati ai genitori
proprio per essere stati educati alla libertà e alle responsabilità, capaci
di prendere in mano la propria vita. Un figlio non è un diritto, ma sempre e
soltanto un dono. Un figlio si desidera e si accoglie, pur sapendo quanto
sia motivo di sofferenza la scoperta, da parte di una coppia, di non poter
coronare la grande aspirazione di generare figli.
Siamo vicini a coloro che si trovano in questa
situazione, e li invitiamo a considerare, col tempo, altre possibili forme
di maternità e paternità: l’incontro d’amore tra due genitori e un figlio,
ad esempio, può avvenire anche mediante l’adozione e l’affidamento e c’è una
paternità e una maternità che si possono realizzare in tante forme di
donazione e servizio verso gli altri. Servire la vita significa non metterla
a repentaglio sul posto di lavoro e sulla strada e amarla anche quando è
scomoda e dolorosa.
Ciò vale anche per chi è gravemente ammalato, per chi è
anziano o a poco a poco perde lucidità.
Stupisce, poi, che tante energie e tanto dibattito
siano spesi sulla possibilità di sopprimere una vita afflitta dal dolore, e
si parli e si faccia ben poco a riguardo delle cure palliative, vera
soluzione rispettosa della dignità della persona, che ha diritto ad avviarsi
alla morte senza soffrire e senza essere lasciata sola, amata come ai suoi
inizi.
Grazie a tutti coloro che scelgono liberamente di
servire la vita. Grazie ai genitori responsabili e altruisti, capaci di un
amore non possessivo; si sacerdoti, ai religiosi e alle religiose, agli
educatori e agli insegnanti, ai tanti adulti – non ultimi i nonni – che
collaborano con i genitori nella crescita dei figli; ai responsabili delle
istituzioni, che comprendono la fondamentale missione dei genitori e,
anziché abbandonarli a se stessi o addirittura mortificarli, li aiutano e li
incoraggiano; alle famiglie che riescono a tenere con sé in casa gli
anziani.
da Avvenire del 25 /10/2007 |