«Fa che io
possa guidarlo sempre con sentimenti di pazienza, di dolcezza, di fermezza ed
amore, nella predilezione per i malati, per i piccoli, per i poveri, per i
peccatori. Amen».
Con questa
espressione, riferita al gregge di Dio, Mons. Trasarti chiudeva la sua prima
omelia nel giorno di ingresso nella Diocesi di Fano Fossombrone Cagli Pergola,
21 ottobre 2007. A distanza di due anni queste parole sono in sé un programma
episcopale che accompagnerà il Pastore di questa Chiesa locale per tutta la sua
vita, anche nella stagione “emerita”, quando un Vescovo non è più alla guida di
una comunità diocesana. I sentimenti, citati dal Vescovo al suo ingresso, in
questi due anni hanno iniziato a prendere forma e concretezza: negli incontri,
nei rapporti interpersonali, negli eventi pubblici come in quelli privati e
riservati. Il rapporto con il clero, primo fra tutti, è la cartina tornasole di
quale sintonia sia stata o meno instaurata tra un Vescovo e i suoi preti. Si,
sono suoi in tutto e per tutto; ne avverte la ricchezza e la povertà, la fatica
e la gratuità, la pazienza e l’attenzione alle pieghe più deboli. Un prete senza
Vescovo è come una casa senza finestre: non si riesce a vedere oltre, lontano,
vien meno anche la cattolicità.
Così come un
Vescovo senza i suoi preti è come una casa a cui manca la porta d’ingresso:
viene meno il custodire, l’amare, il preservare. Specie i confratelli più
deboli, fragili nelle relazioni, che faticano al cambiamento. Ma in questi due
anni di episcopato tali atteggiamenti hanno iniziato a germogliare e, nel tempo,
porteranno frutto.
Nel recente
incontro al clero, primo del nuovo anno pastorale, il Vescovo ha ricordato ai
preti quattro elementi: rafforzare l’adorazione personale specie in quest’anno
sacerdotale; essere presenti al ritiro quale segno di comunione, formazione
personale e presbiterale; avere coraggio nel dare vita in diocesi alle comunità
pastorali (e là dove esistono proseguire con profezia); a 75 anni ogni parroco
dia le dimissioni. Con questi due anni di reciproca conoscenza ora la Diocesi -
in tutte le sue componenti, specie nei laici – è chiamata al lavoro concreto,
alla traduzione dei concetti in operatività, a far fiorire nuovi orizzonti
pastorali sempre sulla memoria storica di tradizione della chiesa locale. Vero
è, nel contempo, che il dono che un Vescovo gradisca maggiormente è vedere che
il clero si stima, il rapporto tra i sacerdoti e la gente è sincero, che alcune
responsabilità diocesane nel tempo siano assunte da laici formati e
corresponsabili.
E poi le
vocazioni: bisogna lavorarci, pregare, incoraggiare, sperimentare. Qui è in
gioco ogni realtà e componente educativa. Nessuna delega. È un tema che deve
star a cuore a tutti. Sotto la protezione di Maria, stella del mattino, prosegua
il ministero episcopale a servizio della Chiesa che è in Fano Fossombrone Cagli
Pergola, nell’edificazione del Regno di Dio. Buon ministero
G.R. da "il
nuovo amico" |