Italia fuori dal Mondiale, vittima predestinata. Siamo stati eliminati
dall’arbitro, dai nostri errori e poi dalla Corea del Sud. Si fa un gran
parlare di piedi buoni, di fantasisti, di catenaccio, di tattiche sofferenti
e non, ma a decidere è anche la sorte e, come s’è visto, l’arbitro.
Da questo Mondiale ci giungono messaggi che preoccupano, che ci lasciano
perplessi soprattutto per l’influenza che possono avere sui giovani e
sulle loro famiglie non abituate al calcolo e che credono ancora in certi
valori, che ripongono ovvia fiducia nello sport per tenere lontana la nostra
gioventù dai pericoli della vita. Lo sport sano non può accettare
comportamenti come quello tenuto dalla terna arbitrale di Italia-Corea e
negli incontri precedenti degli azzurri.
Gli arbitri sono da ammirare (quelli italiani poi sono i migliori in
assoluto) in misura proporzionale all’amore che conserviamo per questo
sport. Alla televisione abbiamo assistito tutti noi, grandi e piccoli, alla
eliminazione dell’Italia. Ma quando si travolge ogni diga, lo sport muore.