Sedetevi
e provate a chiudere gli occhi e le orecchie completamente.
Avete il vantaggio di sapere esattamente dove vi trovate,e
chi c'è intorno a voi, lo avete potuto vedere e sentire fino a poco fa.
Se
rimarrete così abbastanza a lungo comincerete ad avere bisogno di alcune
cose; senza poter usare la voce né alzarvi, chiedetele.
Vorrete andare in bagno, qualcuno dovrà alzarvi dalla sedia e accomodarvici.
Chiedetelo.
Ma
soprattutto avrete bisogno di qualcuno che vi ricordi che siete ancora là,
nella stanza di prima, con le persone, gli oggetti e i mobili che vi
circondavano finché potevate vederli.
Perché se allungando le mani non toccherete nulla vi sentirete soli.
Avrete bisogno di qualcuno che vi avvicini alle altre persone, agli oggetti,
ai mobili; potendoli toccare ci saranno di nuovo.
I
vostri amici dovranno capire quello che con le vostre mani e il vostro corpo
state chiedendo.
Non
più la vista di un amico annuire da lontano e indicarvi qualcosa,né la voce
per chiedere e rispondere.
Senza
le parole, ognuno comunica a modo suo.
Allora bisogna dare più attenzioni, conoscersi da capo, per capirsi.
Ci si
accorge che le possibilità sono tante e ogni singolo gesto esprime
fortissimo la propria personalità, una carezza mostra il proprio carattere
più del colore del proprio vestito, e grida la bellezza dell'essere in
contatto.
Quest' estate a Osimo, alla "Lega del Filo D'Oro", dove sono stata per due
settimane, ho conosciuto tanti bambini e ragazzi che seduti su una sedia a
rotelle, con gli occhi chiusi alla luce e le orecchie ad ogni suono ci
vivono. Spesso dalla nascita.
Perciò non usano le mani per ricordare un mondo apprezzato prima, fatto di
immagini e di suoni, ma per conoscere cose nuove, un mondo caldo, freddo,
mite, ruvido, liscio, morbido, duro, dolce, salato, amaro, asciutto,
bagnato, umido...
Ragazzi che crescono ogni giorno, cercando di acquisire, aiutati e
sostenuti, l'autonomia nella ripetitività dei piccoli gesti.
Ragazzi che, nel bel mezzo di una festa, con musica, balli, dolci e
tantissima gente, penserebbero d'essere soli se nessuno fosse così vicino da
poter essere visto, chiamato e salutato con le mani.
Ragazzi che amano fare sempre cose nuove, come le gite mattutine al mare:
qualcuno che ci aiuta a salire sul pulmino, caldi e vicini. Il profumo dei
nostri amici e delle creme solari.
L'aria dal finestrino, le curve e i dossi sulla strada. Una frenata più
lunga delle altre, lo sportello che si apre e arriva più aria. Le mani di un
paio di amici. Dal pulmino alla sedia.
Prendiamo l'ascensore. Seguiamo la stradina, dissestata e la passerella,
liscia.
Ora
cambiamo sedia a rotelle, una di plastica fresca, per avvicinarsi al mare.
Sentirne il profumo, giocare con la sabbia che da asciutta a umida conduce a
riva.
Sentire gli schizzi d'acqua sul viso poi acqua fresca su tutto il corpo,
salata.
Dal
sole che ci scalda al fresco sotto l'ombrellone.
Siamo
in tanti, vicini, sorridenti, emozionati.
E' il
momento ideale per scattare una foto.
Avete
davvero bisogno di vederla?!

Valentina P. |