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Solidarietà e rispetto della legalità: quale equilibrio nella normativa sull’immigrazione in Italia?

Abbiamo chiesto a Stefano Zamagni, presidente della Commissione cattolica internazionale per l'immigrazione (Ginevra), una breve riflessione in merito.

I flussi migratori che caratterizzano il nostro tempo hanno natura epocale e costituiscono uno dei risultati del fenomeno di più ampia portata che è la globalizzazione. La globalizzazione è foriera dì grandi benefici ma anche di costi: non si può sceglierla per i suoi aspetti di positività legati al commercio internazionale e al movimento di capitali e rifiutarsi di prendere in considerazione quell'aspetto specifica che riguarda i flussi di lavoro. E indubbio, d'altra parte, che le migrazioni pongano problemi ai Paesi verso i quali sono dirette, non solo per l'ordine pubblico ma soprattutto per i costi sociali perché gli immigrati, una volta giunti nei nostri Paesi, ricevono la copertura sanitaria e assistenziale come gli altri cittadini.

Di fronte a queste constatazioni si registrano due atteggiamenti: da una parte coloro che pretenderebbero che gli immigrati siano portatori di forza lavoro e non anche esseri umani, quindi ne accettano l'ingresso perché il nostro sistema industriale e produttivo ne ha un disperato bisogno ma tendono ad ignorarne le esigenze una volta usciti dai posti di lavoro; dall'altro, coloro che ritengono che un atteggiamento schizofrenico di questo tipo sia innanzitutto disumano perché viola i diritti fondamentali dell'uomo e alla lunga perdente perché non farebbe altro che accentuare le conflittualità che già si registrano.

La linea intrapresa dal ministro. degli Interni Pisanu è una linea adeguata: si regolamentano i flussi migratori contrariamente alla linea di chiusura che alcune forze politiche vorrebbero adottare e contemporaneamente si cerca di comprendere quali siano i fattori di spinta del fenomeno migratorio, tra i quali c’è senz'altro il mancato sviluppo economico dei Paesi di partenza dei flussi migratori. In questa prospettiva sono stati stipulati gli accordi con Libia e Tunisia e quello con l'Albania ad opera del precedente governo -, tendenti ad avere la collaborazione dei governi locali. D'altra parte, come recita l'antico adagio latino cuius commoda eius incommoda: non è possibile pensare che questi Paesi che sono già poveri sottraggano ulteriori risorse per il controllo dei flussi migratori senza un aiuto dei Paesi europei più ricchi come il nostro.

A ciò si aggiunga che, nonostante ciò che certa stampa agita, non è vero che l'italiano medio cioè la maggioranza della popolazione italiana sia affetta da xenofobia: tale dato è smentito anche dalle più recenti indagini di tipo sociologico, che anzi mettono in luce un atteggiamento di attenzione al fenomeno, come dimostrano le molte forme di volontariato, più o meno organizzato, che, prestano le proprie cure a coloro che sbarcano sulle nostre coste. Esistono nel Paese delle piccole nicchie di intolleranza gran parte dei casi, a corti slogan ,di natura politica, a certi luoghi comuni che vengono poi ripetuti dalla gente che non è tenuta ad avere una cultura adeguata in materia.

C’è un errore di cultura giuridica oltre che di normale buonsenso che affligge non pochi politici italiani: il fatto che una persona arrivi come irregolare non autorizza a negarne i diritti umani fondamentali. I diritti fondamentali riguardano, infatti, l'uomo in quanto tale e non che egli sia regolarizzato oppure no; se non si vogliono negare i diritti umani - e chi lo farebbe oggi? occorre imparare l'arte della coerenza. Prima che lavoratori, gli immigrati sono persone e meritano rispetto, comunque e indipendentemente dalla loro posizione giuridica.

Stefano Zamagni

da il nuovo amico – 13 luglio 2003