Pagina Precedente I giovani e la Chiesa Pagina Successiva

Il rapporto dei giovani italiani con la Chiesa è difficile. Suor Teresa Martignago, salesiana, si dice certa che i giovani cercano Dio e vogliono anche sentirne parlare. “Ma senza orgoglio, senza fanatismi e senza dogmi.” Nell’Italia odierna , in cui è quasi sparito l’anticlericalismo, svanita la contestazione ecclesiale, assai timida la rivendicazione pubblica dei valori laici, i giovani mantengono un diffuso atteggiamento di diffidenza nei confronti dell’istituzione ecclesiastica. Chiedono che preti e vescovi predichino soprattutto l’amore cristiano e sono molto freddi quando il discorso cade sui loro compiti educativi. Meno di un terzo approva l’efficacia dell’insegnamento della Chiesa, quasi due terzi lo giudica poco e per nulla rispondente alle esigenze del mondo moderno.

Magistero, il termine che definisce l’autorità dottrinale della gerarchia ecclesiastica, è parola off limits. L’etica sessuale, campo di battaglia del pontificato wojtyliano, è il terreno dove si evidenziano le divergenze con le concezioni e gli stili di vita delle nuove generazioni. I giovani cattolici praticanti considerano largamente ammissibile avere rapporti senza essere sposati, ritengono legittime le unioni di fatto, approvano il divorzio e le tecniche di fecondazione artificiale.

I giovani praticanti si distanziano, invece, dai loro coetanei non credenti su un tema sensibilissimo, la vita. Respingono sia l’aborto sia l’eutanasia. Fra i giovani cattolici che vanno a messa almeno una volta al mese appena un terzo si dice disposto ad accettare l’interruzione di una gravidanza o di una vita umana senza speranze di guarigione.

Non è vero, in ogni caso, che le difficoltà di rapporto tra Chiesa e giovani riguardino solo quanti sono lontani dal mondo ecclesiale o lo frequentano in modo saltuario. Anche fra coloro che vanno regolarmente in parrocchia e persino fra chi è impegnato di persona in attività di catechesi o animazione nelle strutture ecclesiastiche, è poco avvertito lo stimolo a conoscere ciò che insegna la Chiesa. Indagando tra i novecentomila giovani cattolici italiani venuti al giubileo di Roma, massicciamente collegati a parrocchie e associazioni religiose, si è scoperto che l’attenzione per l’insegnamento della Chiesa è all’ultimo posto. Il suo linguaggio, denunciano, è troppo staccato dalla vita reale, il suo potere e la sua ricchezza costituiscono un problema.

Suor Teresa Martignago non teme di esprimere una verità spiacevole, sperimentata da molti religiosi e sacerdoti. “Ciò che maggiormente si riscontra nel rapporto fra i giovani e la Chiesa è la mancanza di un legame affettivo con essa.” La richiesta di preti in grado di dialogare con i giovani e il desiderio che le celebrazioni in chiesa siano più coinvolgenti è talmente insistita, anche tra i cattolici più presenti nella vita ecclesiale, da assumere il tono di un grido di dolore. I papa-boys del giubileo di Roma mettono nella lista delle loro richieste inappagate il bisogno di guide spirituali, una proposta di fede che dia senso alla vita e “ambienti ecclesiali umanamente più accoglienti”.

da “il ritorno di Dio” Marco Politi
Ed. Mondadori