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(dalla prolusione del Prof.Casavola alle conclusioni del Card.Tettamanzi
alla settimana sociale di Bologna dei Cattolici italiani)

Don Piergiorgio Sanchioni

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AGENDA POLITICA PER UN DEMOCRATICO

La democrazia vera si basa su tre colonne: solidarietà, sussidiarietà, legalità. Cosi alcuni padri dell’Europa democratica l’hanno concepita e disegnata. Un nome per tutti:Giuseppe Dossetti,un dei fondatori della Costituzione italiana,ritiratosi dalla politica nel 1953 perché la sua utopia faceva fatica a farsi strada nel partito,nel famoso discorso di Bologna “Eucaristia e città” del 1967 dava questi suggerimenti:a) Un progetto politico democratico cristiano dovrà essere laico cioè distinto dalla comunità di fede:i piani sono diversi anche se l’ispirazione è unica.

b)Questo progetto dovrà avere però una genialità creativa, una validità storica, una sapienza interna.

c) Dovrà nascere da un senso di giustizia e di carità disinteressata soprattutto verso i poveri, gli umili e i piccoli(“ servire i poveri senza servirsi dei poveri per farsi strada”- Helder Camara).(18).

Vorrei chiudere quest’intervento con un appello personalizzato che ci propone Paolo VI nella grande enciclica Populorum progressio perchè se un progetto politico non cambia prima di tutto noi stessi diventa ideologia pericolosa e inutile: ” Non si tratta soltanto di vincere la fame e neppure di ricacciare indietro la povertà. La lotta contro la miseria, pur urgente e necessaria, è insufficiente. Si tratta di costruire un mondo in cui ogni uomo, senza esclusioni di razza(altro che la razza padana o la cultura occidentale!...),di religione,di nazionalità,possa vivere una vita pienamente umana,affrancata dalle schiavitù che gli vengono dagli uomini e da una natura non pienamente dominata;un mondo dove la libertà non sia una parola vana( ricordiamo la definizione di Mons. Bettazzi di questo liberalismo:”libera volpe in libero pollaio”) e dove il povero Lazzaro possa assidersi alla stessa mensa del ricco…Ciascuno esamini la sua coscienza,che ha una voce nuova per la nostra epoca. E’ egli pronto con il suo denaro a sostenere le missioni organizzate in favore dei poveri? A sopportare maggiori imposizioni affinché i poteri pubblici siano messi in grado di intensificare il loro sforzo per lo sviluppo? A pagare più cari i prodotti importati onde permettere una più giusta remunerazione al produttore? A lasciare,ove fosse necessario il proprio paese,per aiutare questa crescita delle giovani nazioni?”(20).