Ho avvertito profondo dolore
e rincrescimento, condivisi anche da altre persone con le quali ho avuto
modo di conferire, sia a casa che in piazza, nel leggere diverse
affermazioni sostenute nell’articolo “Crocifissi di legno e di carne”
pubblicato su “La voce di Mondavio”, bollettino parrocchiale dei S.S.
Pietro e Paterniano, nel mese di Dicembre 2003, e scritto dal Sig. Enrico
Peyretti, fervente cattolico, se non erro, almeno per quanto si dice.
Dissento profondamente, anche a nome di altri parrocchiani, su quanto
scritto nel suddetto articolo per le seguenti ragioni:
1 – Ritengo un’offesa
grave verso il Crocifisso, segno di Nostro Signore morto in Croce per
liberarci dai nostri peccati, definirlo semplicemente un “oggetto” e non
“simbolo”. In questo modo si tende a dissacrare il valore più profondo
da Egli rivestito, un valore che, anche se non condiviso, deve essere
comunque rispettato, da laici e non. E’ infatti doveroso avere riguardo
verso tutto ciò che riveste grande importanza per il prossimo, e il Cristo
in Croce costituisce sicuramente il maggiore di tutti i significati per i
cristiani, i quali hanno diritto di manifestarlo, finché in Italia ci sarà
ancora libertà di espressione e di culto.
2 – La cosa più grave è
sostenere che “i cristiani per primi dovrebbero volere che sia abolito l’obbligo
di esporre il Crocifisso nelle aule”, mentre sono loro stessi che
dovrebbero farsi promotori di fede e portavoce di Cristo (ci siamo
dimenticati che cosa sia il sacramento della Cresima?). A tale proposito mi
risulta dalla lettura dei quotidiani che il Ministero della Pubblica
Istruzione abbia diramato una circolare precisando che nelle scuole deve
essere esposto il Crocifisso. Ma lo scrittore vorrebbe mettere vicino al
Crocifisso, ed alla stessa altezza, simboli di ogni genere: etnici,
artistici, sportivi e politici. Cosa grave. Davanti alla Croce i veri
cristiani, e non quelli fasulli, si inginocchiamo e pregano chiedendo aiuto
e grazie; mi sembra alquanto ridicolo, accanto ad un’immagine sacra,
associare altri simboli di tutt’altro valore (politici, sociali ecc.) che
con la religione non hanno nulla a che vedere. I nostri Missionari,
specialmente i Comboniani, vanno ad evangelizzare terre lontane con il
Crocifisso in mano allo scopo di salvare i popoli; molti di loro si fanno
martiri di Cristo morendo con Lui, lo stesso con cui hanno parlato di pace e
perdono. Non credo che per gli altri simboli si possa dire la stessa cosa.
3 – Non è affatto vero che
i Cristiani definiscano il Crocifisso “un simbolo di italianità”. Egli
è simbolo di tutto il mondo Cristiano e non ha né bandiera né confini.
Santi e Martiri sono morti con Lui e per Lui. Ed allora vogliamo
accantonarlo, riporlo nel dimenticatoio, forse che sia obsoleto, fuori moda,
inutile, schiacciato dai tempi moderni? Certo, crocifiggiamolo ancora e in
modo ancor più subdolo della prima volta. Dimentichiamoci che Egli è
forza, è speranza di una vita migliore, anche socialmente, è la Pace che
tutti devono conoscere, un valore che non va mai e comunque ignorato,
superiore a tutti gli altri simboli, di una certa importanza forse, ma di
certo non della stessa elevazione.
Mi stupisce che il Parroco,
degna persona, abbia accettato di pubblicare il sopracitato articolo su un
Bollettino Parrocchiale, forse suo malgrado, non so, ma offendendo la
sensibilità dei Cristiani di Mondavio, cresciuti ed educati ad avere molta
fede nella Croce. Davanti alla celebrazione dello “Scoprimento della Croce”
dell’antico Crocifisso in legno, noi abbiamo a lungo pregato, a lungo ci
siamo inginocchiati chiedendo Grazie e accendendo ceri. Abbiamo condiviso i
nostri dolori con Lui, credendo nella Salvezza che Lui ci dà. Se queste
cose non riusciamo a capirle perché non abbiamo avuto il dono della Fede,
almeno rispettiamone il significato: Amore, Sacrificio, Condivisione, Pace.
Si può anche non credere, ma non si può non riflettere su tutto questo e
andare davanti rinnegando o ignorando ciò che comunque è di appartenenza
non del Cristiano, ma di ogni essere umano. Per questo ho ritenuto opportuno
esprimere la mia indignazione, con la S.Croce nel cuore.
Elena C.
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