Comunione,
corresponsabilità, collaborazione: la cura delle relazioni nella comunità
cristiana. È il titolo della prima lettera pastorale di monsignor Armando
Trasarti vescovo di Fano-Fossombrone-Cagli-Pergola. Ad un anno dal suo
arrivo nella diocesi marchigiana il presule consegna la lettera nella sala
S. Paolo di Lucrezia, ad oltre settecento tra catechisti ed operatori
pastorali in occasione del mandato diocesano di inizio anno pastorale.
«Viviamo in un’epoca
caratterizzata da cambiamenti continui – scrive Trasarti – che incidono
molto profondamente sugli stili di vita e dei comportamenti. Tenendo
presente che il concetto di territorio come luogo incide sulla comprensione
di chi sia la creatura umana, non si può non fare attenzione ad un nuovo
fenomeno: dilagano i non-luoghi, gli spazi che, costruiti in funzione
dell’uomo e dei suoi bisogni, spesso effimeri, si rivelano privi di
identità, di relazioni e di storia».
Divisa in cinque capitoli la
lettera si sofferma in modo particolare sulla qualità delle relazioni, con
una richiesta precisa da parte del vescovo verso i sacerdoti e i laici: «sia
la persona il luogo centrale della nostra catechesi, il luogo di incrocio ma
anche di confine della nostra proposta. Tutto ciò – prosegue il presule –
pone la necessità di ripensare le nostre strutture affinché siano di aiuto
sia alla comunione che alla missione». Il Vescovo Trasarti pone poi
l’accento sulle relazioni, tema alquanto caro al presule di Fano: «Cresca
per l’impegno di tutti, nella nostra Chiesa, e si consolidi, l’incontro
personale, profondo, autentico con Gesù Cristo: l’annuncio del Vangelo metta
al centro delle nostre attenzioni il terreno dell’altro, anche il più
lontano, favorendo una prossimità solidale all’umanità dell’altro; siano la
stima vicendevole, il godere dell’impegno degli altri, la simpatia verso chi
imbocca strade nuove, la solidarietà e la vicinanza verso chi fatica di più
nella sequela del Maestro, i tratti caratteristici di questa Chiesa
particolare».
Altro punto cardine
dell’azione pastorale del Vescovo, in questo primo anno di ministero
episcopale, è l’importanza delle comunità pastorali: sacerdoti, vicini nel
territorio, che condividono progetti pastorali, pasti comuni, esperienze
delle proprie comunità. «Avvertiamo – scrive il Trasarti – la necessità di
riconsiderare l’organizzazione territoriale delle nostre parrocchie nella
logica dell’evangelizzazione e dell’agire pastorale della Chiesa. Più che
Unità Pastorali o accorpamenti di territori bisognerà lanciare l’idea di
Comunità Pastorali territoriali, luoghi in cui ognuno, con il proprio
carisma, è responsabile attivo dell’annuncio, dell’azione caritativa, della
preghiera celebrata e dove gli stessi presbiteri sanno condividere gli uni i
pesi degli altri in un’ottica di stima e di comunione responsabile. E
aprirsi di più al territorio, forse, comporterà ricostruire, anche
simbolicamente, il sagrato, cioè il punto di incontro tra Chiesa e
territorio: una Chiesa senza sagrato è incapace di allargare lo sguardo e
gli orizzonti di attenzione, di testimonianza, di opere e di segni».
Giacomo Ruggeri |