«Fare
ingresso» è una espressione impegnativa e densa di significato. Mons.
Armando Trasarti, domenica scorsa, ha dato corpo e anima a questa frase
arrivando concretamente nella sua nuova famiglia e ambiente di vita: la
chiesa di Fano Fossombrone Cagli Pergola.
Vi sarà una
necessaria e naturale gradualità nel «fare ingresso ». Vediamone alcuni che
non mancheranno di verificarsi nel tempo. Vi è stato, alcuni mesi fa, un
«fare ingresso» nel cuore del Vescovo con la nomina a Pastore di Fano;
l’inatteso che irrompe nel quotidiano. Non ci si fa mai – ed è bene che
rimanga tale – l’abitudine all’agire di Dio, perché la sua modalità di
operare non è codificata o codificabile in schemi precostituiti.
La Grazia di
Dio e la sua Provvidenza hanno confini ben più ampi e illimitati del
pensiero umano. Ed è per questo motivo che non è possibile racchiudere Dio
nella propria mente e farne frutto di solo ragionamento. Se non vi sono un
cuore ed un anima che si fanno respiro a Dio stesso, ogni ingresso risulterà
sterile. Ed è per questo motivo che Mons. Trasarti, nella sua prima omelia
alla chiesa di Fano, ha ricordato come «il gesto della consegna del
pastorale rappresenti il mistero della tradizione e della continuità nel
guidare e reggere il popolo di Dio».
Ma il «fare
ingresso» non è e non deve essere solo del Vescovo, ma dei sacerdoti in
primis e dei fedeli tutti. Dopo i festeggiamenti di domenica scorsa spetta
ora al clero, ai diaconi, ai seminaristi, alle parrocchie e ai laici tutti
mantenere e nutrire il calore mostrato. Come? Continuando a lavorare in modo
appassionato ed evangelico per la edificazione del regno di Dio e il
servizio ai fratelli e sorelle che Dio pone sul sentiero. Amare la Chiesa e
la parrocchia significa voler bene al Vescovo; voler bene al Vescovo senza
il servizio della passione al regno di Dio genera il corto circuito della
divisione.
Quel calore
mostrato darà consistenza reale il ministero del Vescovo se è la fede in
Cristo, il pane e vino dei sacramenti, la tavola della comunione
presbiterale e la mensa della reciprocità fattiva tra le parrocchie continua
ad essere il riferimento principe per ogni credente.
Le nuove
sfide e le strade mai prima praticate in ambito diocesano avranno successo e
porteranno frutto se vi è una base comune non solo di intenti ma di gesti
concreti. «La preghiera richiede perseveranza e impegno » diceva il Vescovo
domenica in Cattedrale; i nuovi cambiamenti pastorali non scendono
dall’alto, ma nascono dal cuore di ogni sacerdote e credente che non teme di
fidarsi di Dio e della Chiesa. Il «fare ingresso» è compito, dunque, di
ciascuno, di tutti, in una sinergia che lo Spirito Santo non mancherà di
indicare.
Giacomo
Ruggeri |