La cronaca quotidiana mostra che la società moderna ha
di fronte molteplici emergenze etiche e sociali che potrebbero mettere a
serio rischio la sua stabilità. Allo stesso tempo questa società è
profondamente mutata e tante tradizioni, ancora vive solo un paio di decenni
fa, vanno pian piano scomparendo.
Si sente dire spesso, da persone non più giovanissime,
che il Natale ha perduto molto del fascino del passato, del suo essere
momento speciale dal punto di vista strettamente religioso.
Se ci si attiene ai fatti e si cerca di essere il più
possibile obiettivi sembrerebbe davvero difficile smentire chi fa tali
rilievi.
È amaro doverlo constatare ma un’eventuale indagine tra
la gente probabilmente confermerebbe la realtà di tale fenomeno. Di sicuro
per queste persone il Natale, vissuto in altri contesti e con situazioni
economiche ben diverse dalle attuali, era molto, ma molto di più rispetto a
quanto oggi la ricorrenza può rappresentare per le nuove generazioni. In
passato si veniva totalmente coinvolti dall’evento con settimane d’anticipo.
Ragazzi e adulti vivevano l’attesa in un crescendo continuo di gioia che
raggiungeva l’apice quando, non senza emozione, si posizionava la statuetta
del bambinello Gesù nella capanna. In ogni famiglia c’era infatti la
consuetudine di allestire con cura in un angolo della casa il presepe.
Poteva essere piccolo o grande, con poche luci o ben illuminato. Non faceva
differenza, il suo scopo era in ogni caso raggiunto.
Certo il presepe era essenzialmente soggetto
all’attenzione dei piccoli ma per tutto il periodo natalizio costituiva un
innegabile punto di riferimento anche per gli adulti. Dopo l’Epifania la sua
rimozione lasciava per qualche giorno un senso di vuoto che era avvertito da
tutti. Oggi non è più così. L’ albero addobbato con luci multicolori ha
pressoché sostituito l’amato presepe non solo nelle piazze e nei vari punti
vendita, ma anche nell’intimità delle case. L’usanza dei Paesi nordici ha
fatto da apripista a nuove mode e tendenze anche nella nostra società.
I tradizionali doni che con ansia i piccoli attendevano
di vedere la mattina del venticinque di dicembre erano, nel loro
immaginario, un premio di Gesù per la buona condotta.
Nonostante tutto, resiste ancora il rito del legame
parentale, il ritrovarsi a casa con fratelli, cognati e nipoti. Il proverbio
che recita: “Natale con i tuoi e Pasqua con chi vuoi” non è stato smentito.
Infatti gli italiani le feste natalizie continuano a passarle
prevalentemente in famiglia. Ciò è quanto emerge da un recente sondaggio
dove l’80% degli intervistati ha risposto di essere contento di vivere i
momenti di festa con i parenti, mentre solo il 20% la considera
un’esperienza forzata. Nel giorno più sacro dell’anno la forza della
famiglia e i suoi valori si concretizzano particolarmente con lo scambio dei
doni, con la cena della vigilia o il pranzo del giorno seguente e col
partecipare uniti alla Santa Messa. L’armonia che si crea e il clima festoso
portano al superamento delle incomprensioni, dei silenzi e degli eventuali
litigi. Ciò è tanto più importante quanto più si tiene conto del fatto che
la famiglia è un luogo fatto di delicati equilibri che possono anche
infrangersi inaspettatamente. Dunque, all’approssimarsi delle festività una
riflessione sembra doverosa. Pur tra i tanti mutamenti che sono avvenuti,
bombardati come siamo dal consumismo che spesso ci fa dimenticare i valori
fondanti della vita, qualcosa è rimasto. Il Natale dimostra di essere,
nonostante tutto, un importante punto di riferimento per la famiglia, un
momento che pone in giusto rilevo tanti buoni sentimenti.
Marco Fiorelli |