19 marzo
2005 S. Giuseppe
In questa data, accompagnato
da mio figlio, siamo andati a trovare un caro amico Frate Ghetti Luigi di 83
anni - io ne ho 95 - . Dopo averlo cercato in convento, lo abbiamo trovato
in ginocchio, con una zappa, lavorando la terra.
Appena l’ho visto. ho
esclamato: “Padre Ghetti!, cosa fa in ginocchio, solo?”
“Sto lavorando la
buona terra”,
ha risposto.
Alla parola
buona
terra, mi sono
rivisto nel 1928, avevo 18 anni allora. e quella sera ero andato al cinema
in un locale a piazza Campo de' Fiori a Roma dove si proiettava
La
Buona Terra.
Mi era rimasto impresso che
in tanti paesi di molti anni e poco sviluppati. erano passate tante
cavallette che avevano distrutto tutto il buon raccolto, qualunque verdura,
fiori e qualunque frutto. La popolazione era nella grande miseria e fame, I
capi famiglia non sapevano come fare. Quel poco di riserva che avevano era
razionato e si aspettava che la buona terra desse qualche buona speranza, ma
intanto la fame aumentava! Una persona di mezza età, Clodoveo. ma tutti lo
chiamavano Deo, non sposato, aveva un ricordo, forse dai suoi genitori. o
meglio dai nonni, che anticamente era successo un fatto simile. ma che un
frate aveva scoperto che molto lontano vi era un campo chiamato la buona
terra. Con tozzi di pane e una borraccia d'acqua si era messo in cammino,
per salvare tanti bambini. Si riposava poco, camminava anche la notte:
sfinito si era seduto su un mucchio di terra e si era addormentato. Poco
dopo sentì sotto il corpo qualcosa di morbido, incuriosito la toccò, e
alzando gli occhi al cielo disse: "Grazie, o Dio, ho trovato la buona
terra!".
Giunto a casa con la grande
borraccia piena di grazia di Dio, e sperimentando bene, pensò di farla
bollire.
I paesani. vedendo uscire il
fumo dal camino, sono accorsi alla sua casa ed hanno scoperto il caldaio.
Meravigliati hanno veduto che vi bolliva dentro la terra, facendo grosse
bolle.
“Miei cari”, disse Clodoveo,
“è questa che ci salverà, facendone un moderato uso, finché i nostri campi
non ci daranno i loro frutti”.
Tutti contenti. specialmente
i bambini, abbracciavano questa persona chiamandolo zio Deo e dicendogli
“grazie!”.
Tornarono le belle giornate,
in terra si vedevano le prime foglie, come pure sugli alberi, aspettando che
presto dessero i primi frutti. Anche gli animali, chiusi nelle grotte, sono
tornati a respirare aria pulita e tranquilla. con le rondini e gli altri
uccellini che ricominciavano a fare i loro nidi con i loro cip, cip, cip.
Ritornando a Padre Ghetti,
mio figlio lo aiutò ad alzarsi. ma. fatti pochi passi è caduto a terra. Nel
vederlo così, ho pensato a nostro Dio, quando, frustato. cadeva sotto la
pesante croce verso il Calvario. io non mi potevo muovere. se avessi fatto
un passo sarei caduto anch’io. Mio figlio con notevole sforzo lo ha rimesso
in piedi e lo ha portato in un posto sicuro. Ripresosi, ci siamo seduti. ed
anche questa volta il mio pensiero è volato al 1934, quando, dopo aver
imparato a fare il sarto a Roma. volevo trovare un paese tranquillo dove
aprire la mia bottega da sarto, anche perché mi volevo sposare con la
gentile signorina Nazzarena Conti.
Fra tanti paesi ho scelto una
bella cittadina, Mondavio (Pesaro), dove fui accolto con amore e tanto bene,
che pure io ho ricambiato con lo stesso amore e lo stesso bene.
Avevo molto lavoro e così
decisi di sposarmi: ci siamo sposati il 5 marzo 1935.
Luigi Ghetti aveva allora
circa 12 anni. Accompagnato dalla sua mamma Ersilia. è venuto da me, ed io
l’ho preso come apprendista. Ma la sua durata fu di poco più di due anni,
perché una bella mattina mi disse che partiva per andare in collegio per
farsi frate, e così è stato.
Con la sua mamma. Ersilia. e
il suo babbo, Arturo, siamo stati sempre in buoni rapporti.
Alla sua prima messa c'è
stata una bella festa. e da quel giorno tutti lo hanno chiamato Padre Luigi
Ghetti.
Sono passati gli anni ed io
ho sempre avuto buone notizie di questo fraticello.
Ricordo che abitava in un
paesino chiamato Montemaggio, in un convento di 99 stanze, mezzo diroccato.
senza tante comodità. specie d'inverno, senza riscaldamento e con i sandali
che lasciavano i piedi nudi.
Coltivava un orto ed aveva
tanta frutta. A volte andavo a trovarlo con mio figlio Vladimiro, ora volato
in cielo. e ci faceva portare via questa buona frutta.
Nel convento c'erano solo 4
frati, poi due: alla fine era rimasto lui solo. I superiori gli hanno detto:
“Non puoi vivere così” e dopo tanti anni lo hanno trasferito a Urbino nel
convento di S. Bernardino. Anche qui non ha tante comodità. I frati sono
pochi, tre o quattro al massimo. Una signora viene per un paio d'ore per
preparare il pranzo. e così tira avanti con tanti amici. i suoi gatti.
Se gli si chiede: “come va?”,
risponde sereno: “come vuole Dio”.
A vederlo si direbbe ridotto
male, ma questa sua grande fede lo illumina e lo rende tranquillo.
Ascoltare la sua messa dà
tanta gioia e tanto amore.
Nel nostro Gesù e nella sua
Madre Maria Santissima, io mi sento di volergli tanto bene.
Da lontano. sono molto
preoccupato per le sue gambe. Ogni tanto, quando gli scrivo o gli telefono,
gli dico di fare attenzione, specie quando porta da mangiare agli amici
gatti.
Qui devo ricordare una data.
L’11 dicembre 1994, il funerale della mia cara moglie. io desideravo che
lui, Padre Luigi, venisse a dire la S. Messa: e così i miei figli hanno
pensato di portarlo da Urbino al mio paese, Castelleone di Suasa, Ancona.
Allora Padre Luigi stava bene. specie con le gambe. Nella sua predica ha
detto: “la cara Nena, quando le dissi che andavo a farmi frate. mi rispose
serenamente: “Sì, caro figlio, sia fatta la tua volontà”.
Sì. caro Padre Ghetti. sia
fatta questa tua volontà, volontà d'amore per il prossimo, volontà della tua
Chiesa. volontà del nostro Dio Gesù Cristo e della Madre Maria Santissima.
Ti abbraccio fraternamente,
Pace e Bene a tutti
di Edoardo Persi |