STAGIONI
Fili
d’erba con perle di brina,
arabeschi
di ghiaccio
sulle
foglie secche a terra,
aria
tagliente del primo mattino;
afa
pesante, opprimente,
che
incolla la pelle,
non
concede ristoro
e
annebbia la mente.
I
prati lucenti di verde smeraldo,
il
grano ogni giorno più biondo,
la
distesa d’oro macchiata dai papaveri
di
un rosso violento e spavaldo.
I
grappoli d’uva turgidi e maturi
deposti
nei cesti allineati
tra
i filari di viti, pronti
a
divenire nettari puri.
Stagioni
della natura
che
si ripetono senza soste,
da
non lasciar passare invano,
ma
da godere con attenta cura.
Infanzia,
fanciullezza,
quando
l’amore dei nostri cari
ci
introduce titubanti alla vita
e
ci è di conforto una carezza.
Adolescenza,
gioventù,
in
cui l’esempio ed il consiglio
della
matura saggezza ci indicano
la
tortuosa strada della virtù.
Maturità
consapevole e feconda,
pienezza
della vita da godere
e
già inizia a formarsi
delle
memorie l’onda.
Vecchiaia:
età della vita
che
sorregge il passo incerto
verso
un epilogo misterioso
di
malinconia infinita.
Stagioni
della natura,
stagioni
della vita:
le
prime ritornano
ed
il ciclo ogni anno matura;
le
altre ci sono concesse
una
sola volta ciascuno;
se
le sprechiamo improvvidi
mai
torneremo ad esse.
Ognuno
sincero si impegna
a
vivere in modo lodevole,
ma
con le nostre deboli forze,
a
ciascuno l’esperienza insegna,
è
difficile uscire dall’inverno;
ci
sorregge la speranza tuttavia,
pur
indegni, di essere
gratificati
del premio eterno:
ci
soccorra la Misericordia infinita
di
chi ci ha donato la vita.
Osvaldo
Sorrentino
L’intelligenza umana
Non
è solo la fame del possesso
che
fa l’uomo
lupo
all’altro uomo.
Ma
solo
perché
è di protesa razza
più
nobile e più pura
che
vediamo scannare
il
più inerme
ed
indifeso dei fratelli.
Così,
l’intelligenza
che
l’uomo
dovrebbe
usare
per
esser amato ed amare,
è
volta
ad
ordire le trame più orrende,
ad
escogitare gli ordigni
che
fanno del florido mondo
un’arida
terra,
dove
i campi fecondi
restano
bruciati
e
le fonti asciugate
impregnano
l’aria
di
un sapore tossico di morte,
sollevano,
dalle
carogne umane,
dense
nubi di fumo
al
Cielo
che
ci vorrebbe
tutti
amorevoli giardinieri
di
“quest’aiola
che
ci fa tanto feroci”.
Fortini
Zeno (Urbino)
Morire per vivere
L’uomo
perso nei sogni,
nei
meandri di se stesso sta vagando,
cercando
la propria identità.
Il
grande vecchio esiste in noi,
quel
sogno primordiale, che ci portiamo dentro,
quel
sogno invecchiatosi,
quel
sogno iniziale, che coltivò l’uomo,
quel
sogno che non riuscì a rigenerarsi,
quel
sogno che iniziò a volare,
quel
sogno che non vuol abdicare,
quel
sogno che non vuol morire,
quel
sogno che non vuol lasciare.
Entreremo,
per passarlo alla storia.
Morto
il sogno, viva il sogno.
Lucio
Canestrari (Barchi)
Poesia Poesia
Poesia,
poesia
Sei
il ritornello più bello che ci sia!
Si
recita ovunque, paesi, città, ogni nazione,
si
recita con gioia, bontà, e con passione,
così
il figlio, la Mamma, il Babbo, con pace e serenità,
così
la canto anch’io, giunto alla quarta età.
Prima
di scriverlo su un foglio di carta bianca,
con
la mano tremante e tanto stanca
ci
penso giorno e notte con la mente
con
tutti i miei anni e poco intelligente.
Ho
fatto solo la quinta elementare
e
più di tanto non mi riesce fare.
Non
sono poeta, scrittore e neanche ragioniere,
il
sarto è stato sempre il mio mestiere.
Vola
a te questa mia poesia,
grande
amore dell’anima mia!
Da
dieci anni sei volata fin lassù,
nelle
braccia dei figli e di Gesù.
Ti
penso sempre a me vicino,
con
la tua testa sul mio cuscino;
con
tanto amore e tanta malinconia,
dedico
a te questa mia Poesia.
Tuo
marito
Edoardo
Persi
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