Nel mondo cresce l' informazione e la solitudine nei
grandi aggregati urbani le famiglie e coloro che abitano soli vivono sempre
più isolati dalle altre famiglie e dagli altri individui, anche se cresce l
informazione grazie ai passi da gigante compiuti dalla tecnologia
delle comunicazioni.
Il lavoro, i mille impegni di ogni giorno, le tante
incombenze che assillano quotidianamente ognuno, fanno da isolante sociale,
assorbono gran parte della giornata e spingono a vivere il poco tempo che
rimane in casa, concepita sempre più come l' unica oasi sicura e di pace
disponibile.
Ne deriva che assai spesso persone che vivono vicine fra
loro “non si conoscono”, tuttalpiù incontrandosi si scambiano un saluto
frettoloso e superficiale, abitano magari nello stesso condomino, portano i
figli nella stessa scuola, frequentano gli stessi negozi, ma non convivono
una sola piccola parte del loro tempo insieme.
Nei centri piccoli le cose sono diverse. Qui quasi tutti
“ si conoscono” e spesso da lunga data; sono stati ragazzi insieme,
hanno frequentato le stesse scuole, gli interessi sono simili ed anche la
vita sociale è molto più condivisa. Ci si aiuta nei casi più difficili e
malgrado le difficoltà non manca una viva e sentita solidarietà reciproca.
Se questo è un sintetico quadro della “comunicazione
sociale” di oggi, è spontaneo chiedersi come vanno le cose dal punto di
vista religioso.
Nei grandi centri le comunità parrocchiali raccolgono in
“comunità” una minoranza assoluta dei parrocchiani, che pur partecipano
la domenica alla celebrazione eucaristica, e, malgrado gli sforzi di ogni
parrocchia, agli incontri, alle riunioni, ai seminari organizzati con ogni
cura, partecipano quasi sempre le stesse persone, i soliti addetti ai
lavori.
Non meglio vanno le cose nei piccoli centri; anche qui
“stanare” i parrocchiani è difficoltoso, portarli a partecipare ed a
condividere con altri fedeli momenti di preghiera e fraternità, è arduo.
L`analisi porta sempre alle stesse motivazioni: il poco
tempo disponibile, le distanze, gli orari, l informazione insufficiente, le
facili autogiustificazioni (fra le altre: “in fin dei conti io prego
ugualmente da solo”) e così via L` individualismo prevale; la
condivisione di tempo,
sentimenti, preghiera, esperienze, non vince.
Eppure sono molti i motivi per ringraziare Dio in un
incontro di preghiera e di fraternità in cui la comunità parrocchiale si
ritrova, ringraziare:
- per le meraviglie che il Signore compie presso tutti i
popoli e le culture;
- per il cammino del regno di Dio nel mondo, per questo
continuo farsi presente del Signore nella storia dell
umanità;
- ringraziare Dio per il piano di salvezza che egli ha
sul mondo;
- per l` annuncio del vangelo che risuona in ogni parte
per voce di tutti i testimoni di Cristo Risorto.
Per tutte queste cose, per pregare insieme un Dio che ci
vuole “Chiesa”, per trascorrere qualche ora di serena convivialità, in
ottobre una quindicina di parrocchiani, con Don Giuseppe, si sono ritrovati
a San Francesco in Rovereto ed hanno trascorso una giornata insieme.
Auguriamoci che come quella si ripetano altre giornate di
incontro, con un numero sempre maggiore di partecipanti, convinti nel loro
cuore che condividere con i fratelli il proprio tempo per ringraziare Dio,
è veramente cosa buona e giusta, è un dono inestimabile.

Un partecipante alla giornata