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Un tempo al viandante

affaticato che arrancava

per erte polverose,

appariva come un miraggio,

speranza di protezione e ristoro.

 

Oggi il viaggiatore

distratto e frettoloso

la scorge da lontano,

dalla sua gabbia di latta

che scivola veloce

su strada levigate.

 

Ora come un tempo

domina solenne e possente

dal Monte degli Uccelli

le vallate sottostanti

ed i castelli all'orizzonte.

 

Ma le macchine belliche

e le grida dei combattenti

non la avvolgono pių nella nube

dell'odio fratricida;

giacciono inerti

e fredde le bombarde;

i cavalli, che quietamente

nelle umide stalle

mangiano la biada,

sono immoti simulacri

e non scalpitano nervosi

nell'attesa

di scendere in battaglia;

garriscono al vento

gli stendardi variopinti,

ma non in segno di sfida

bensė di saluto

all'ospite curioso.

 

All'ombra delle sue possenti mura

ora si svolgono

lieti giochi di bimbi;

le loro grida festose

cancellano per sempre

l'eco di quelle

dei padri antichi,

impegnati in un gioco crudele

di vita o di morte.

 

Solo a sera,

sotto il cielo stellato,

dalla fossa che la circonda,

illuminata dai fari,

si levano grida virili:

sono i Giocatori di bocce

che l'un l'altro si rimbrottano

per il punto fallito

e recriminano sulla posta perduta:

un buon fiasco di vino.

 

Osvaldo Sorrentino