Da un paio di mesi i cittadini dei Comuni delle valli del
Cesano, del Misa e del basso Metauro seguono con interesse e con apprensione
le notizie sulle procedure di autorizzazione per la costruzione di una
grossa Centrale di produzione di energia elettrica, in progetto nel
territorio del Comune di Corinaldo, al confine con il Comune di Mondavio, a
poche centinaia di metri dalla piazza di San Michele al Fiume.
La notizia della richiesta di “Autorizzazione Integrata
Ambientale” avanzata dalla Società Edison di Milano per realizzare una
Centrale Turbogas da oltre 900 MWe (inclusi gli autoconsumi della centrale)
nel territorio della ZIPA è esplosa del tutto inaspettata a metà Ottobre
2009, data in cui la documentazione di progetto è stata depositata presso i
Comuni di Corinaldo e di Mondavio, presso le Provincie di Pesaro e di Ancona
e presso la Regione Marche, nonostante la stessa Edison abbia
successivamente dichiarato che da almeno un anno ne stava parlando con le
autorità del Comune ospite.
Immediatamente si è attivato il Comitato “Valcesano
Sostenibile” convocando diverse assemblee nel territorio, molto partecipate,
con lo scopo di illustrare il progetto alla popolazione anche con la
presenza di esperti appositamente invitati; le Amministrazioni di molti
Comuni si sono coordinate tra loro e hanno approvato Ordini del Giorno o
Deliberazioni per esprimere la propria contrarietà, come anche le Provincie
di Pesaro e di Ancona e la stessa Regione Marche. Si è creato rapidamente un
fronte contrario alla Turbogas, di popolo e di istituzioni.
L’allarme nei cittadini deriva da molti fattori: la
preoccupazione per le emissioni degli inquinanti atmosferici con
conseguente peggioramento della qualità dell’aria; le emissioni di rumore
prodotto dai ventilatori del sistema di raffreddamento, che interesserà in
particolare gli edifici più vicini alla centrale; il consumo di acqua per le
esigenze dell’impianto, con conseguente possibile riduzione della sua
disponibilità per usi agricoli nel periodo estivo; il probabile
deprezzamento dei beni immobili circostanti; le ripercussioni sulle
possibilità di qualificare le produzioni agricole delle colture di pregio;
l’impossibilità di realizzare in futuro altri insediamenti produttivi, con
livelli occupazionali molto maggiori dei 22 addetti previsti per la
Centrale, a causa della saturazione delle capacità ricettive dell’ambiente
rispetto agli impatti della Centrale che, pur relativamente bassi a megawatt
prodotto, grazie alle soluzioni tecnologiche adottate, risultano comunque
significativi per la dimensione dell’impianto; la probabile riduzione dell’attrattività
turistica della zona, per la presenza ingombrante di una struttura del tutto
estranea alle caratteristiche paesaggistiche, architettoniche e culturali
del territorio. La figura della pagina accanto, tratta dallo studio di
impatto ambientale presentato, mostra una simulazione di inserimento della
Centrale nel paesaggio.
L’Edison motiva la realizzazione della Centrale nel
territorio marchigiano facendo soprattutto riferimento alla condizione di
deficit elettrico della Regione; infatti la produzione attuale di energia
elettrica nelle Marche è sensibilmente inferiore ai suoi livelli di consumo.
Questa osservazione è in sé vera, ma non tiene conto che le Marche sono
invece in forte attivo nella produzione di energia in termini generali, per
la presenza della Raffineria API di Falconara, che compensa ampiamente il
deficit di produzione elettrica. Inoltre la Regione Marche ha emanato nel
2005 il Piano Energetico Ambientale Regionale (PEAR) in cui vengono escluse
grandi Centrali di produzione elettrica (superiori a 100 – 200 MWe) poiché
nella Regione non sono presenti grandi poli industriali fortemente
energivori che non siano già autosufficienti, mentre il fabbisogno è
totalmente distribuito in un gran numero di zone industriali e artigianali
con utenze medio piccole e nelle zone urbanizzate, nessuna delle quali ha
dimensioni rilevanti. Per questo motivo il PEAR prefigura, per il bilancio
elettrico, la realizzazione di piccole centrali diversificate e diffuse, con
grande impiego di fonti rinnovabili.
La visione programmatica del PEAR, quindi, rende inutile la
grande Centrale dell’Edison non solo per la Regione Marche, ma anche per il
Paese: l’enorme impiego di metano necessario a produrre gli oltre 900 MWe
aggrava la dipendenza italiana dalle fonti energetiche esterne e non
comporta alcun incremento lavorativo significativo, mentre la produzione
della stessa potenza effettuata con sistemi differenziati e distribuiti,
incluso l’importante risorsa del risparmio e della razionalizzazione delle
produzioni e soprattutto dei consumi, comporterà nella regione la creazione
di un gran numero di posti di lavoro e di nuove professionalità sul
territorio marchigiano, una riduzione significativa dell’impatto ambientale
già presente, le premesse per avere uno sviluppo sostenibile in termini
economici e ambientali.
Per evitare che la Megacentrale venga realizzata sarà
necessario che, in sede procedimentale con il Ministero dello Sviluppo
economico e con il Ministero dell’Ambiente, la Regione Marche neghi il suo
consenso (conformemente all’impegno assunto), sostenendo e motivando questo
diniego con l’impegno a realizzare le previsioni del PEAR secondo una
programmazione realistica nel breve e nel medio periodo in collaborazione
con Provincie e Comuni. A questo si aggiungeranno gli impegni delle
Amministrazioni Comunali e Provinciali, ognuna per le proprie competenze e
capacità, e la partecipazione attenta dei cittadini.
In questo modo una causa di preoccupazione, del tutto
motivata, di decine di migliaia di cittadini marchigiani può trasformarsi in
un’occasione per realizzare una politica di sviluppo economico sostenibile
nel rispetto dell’ambiente, di cui in Italia molto si parla ma poco si fa, a
beneficio della intera regione Marche, che potrà rappresentare un esempio
virtuoso di buona amministrazione per l’intero Paese.
Antonio Levy |