Pagina Precedente Evelina, la Carezza di Dio Pagina Successiva

Evelina Carezza nasce a Bari nel 2002. Dopo oltre due anni tra ospedali e istituto viene accolta e adottata da Tiziana e Bruno nella casa-famiglia che da lei ha preso il nome di “Carezza di Dio”. Si è spenta tra le braccia della madre il 29 Dicembre 2008

 

Quando l’abbiamo abbracciata la prima volta aveva solo 2 anni e si trovava in istituto perché abbandonata alla nascita a causa di una grave malformazione cerebrale. E’ stato il più bel dono di nozze fattoci da don Oreste; è arrivata a Natale, nel tempo della gioia, e ha portato quello che prometteva, gioia piena nelle nostre vite. Malgrado il peso dell’ immobilità, la difficoltà alla più semplice comunicazione, le fatiche per tenere e manipolare, ha trasformato giorno per giorno le nostre vite, e quelle di molti che ne venivano in contatto. Per i medici era destinata a vegetare o ad avere pochissime possibilità… ma noi che la guardavamo con uno sguardo di amore ne intravedevamo tante. E l’amore vince sempre; così come un fiore che sboccia lentamente Evelina ci ha donato tutto il tesoro del suo essere fino a parteciparci la sua gioia contagiosa, la sfrenata allegria,la dolcezza e la grazia delle sue movenze, la deliziosa creatività specie musicale, la sua voglia di divertirsi in ogni modo, ma anche la delicatezza del suo animo, sensibile ed accogliente come quello di una madre. Ha iniziato a parlare, ad interpretare la musica fino a cantare, a muoversi in autonomia prima a carponi poi tentando i suoi primi passettini. Tutto è stato frutto di una conquista quotidiana fatta di bisogno di fiducia e di lotta. Dalla prigionia del suo corpicino inerme, da dove chiedeva scusa di esistere e nel quale si sentiva incapace di tutto, ha saputo ammaliarci con il suo sguardo attento e diffidente ma anche limpido e dolce. Una sottile trasfusione di gioia che non ci ha mai fatto sentire il peso della fatica anzi ci ha ricolmato di una dignità sconosciuta, quella di sentirci servitori di una regina, collaboratori della Grazia che da essa proveniva. Contemplativa come pochi lasciava sgorgare il suo riso per un semplice soffio di vento sulle guance o rimaneva seria ed ammirata nel seguire il volo di una farfalla. Amava i bimbi e, tra questi, i più deboli che riempiva della sua attenzione e ai quali elargiva la sua preghiera e benedizione. La preghiera sì, e tutto ciò che rimandava allo spirito e a Dio, erano per lei preziosi come il suo respiro e la riempivano di sommessa gioia. Vicino a uomini e donne di Dio rimaneva rapita e si scioglieva in atteggiamenti profondamente famigliari. Evelina, un’altra luce ad illuminarci sul mistero dell’Amore.

Il babbo e la mamma

La forza nella sofferenza

Ecco nonno! E’ l’accoglienza che Evelina mi riserva ogni volta che avverte il mio arrivo. La unisce al sorriso, che è solo suo, nel momento in cui mi accosto per stamparle un bacio. Evelina Carezza e poi Paolucci è “la forza della vita”. Mi ha ispirato il presepe del 2004, il Natale del suo arrivo. Piccola, con due dolcissimi occhi piacevolmente strabici che scrutavano per dire tutto col suo silenzio. Da questo è nato il titolo del presepe: Muto dono d’amore come Evelina. In esso i personaggi e quant’altro è immobile, muto, ma segno contemplativo dell’Amore immenso.

Tra i personaggi del presepe ci sono anche i cosiddetti nobili. Lei vi ha preso posto, nelle parole della mamma, con il nome di Principessa. E da quel primo momento, Evi è diventata “la forza della vita”a dispetto di ciò che le hanno negato nella nascita e di ciò che hanno sempre sentenziato le macchine che scrutavano il suo male. La forza della vita ce l’ha testimoniata sempre nella predilezione del Natale. Ha fatto capire di avere la stessa passione del babbo e del nonno: la musica.

Il mondo si fa vicino a chi porta pesi come lei proponendo una terapia in musica. Con Evi questo non funziona. Ha la musica dentro e la esprime innanzitutto con l’ascolto e poi con l’esecuzione.

Così avviene il miracolo del mutismo: canta! In italiano, in inglese, in spagnolo e, perfino in latino, la melodia che preferisce: Adeste fideles! Evi suona con il nonno il pianoforte, la pianola, il flauto muovendo delicatamente le manine che formano quell’armonia che occorre percepire col cuore più che con le orecchie come prodotto del meccanismo strumentale. Non è un caso sia stata battezzata Carezza! Ma non finisce qui la “forza della vita”. L’armonia più alta ella la esprime quando prega. Fa capire che la preghiera non è un esercizio, un dovere, un’espressione di bisogno o un rifugio. E’ l’espressione umana della percezione di Dio, espressione del dialogo silenzioso con Lui, e il suo atteggiamento e i suoi gesti sono carezze che il Padre sa accogliere e gioirne! Don Oreste Benzi ha sempre detto di lei: “fatela studiare, diventerà una professoressa!”. Evi non si tira indietro. Ma più che studiare ella è maestra di chiunque la avvicina. Maestra di gioia, di pazienza. Maestra di Robi, il fratellino più piccolo che ha le sue stesse difficoltà di vita, di Angelita, la sorellina arrivata un anno fa. Ad essi insegna come ci si muove, come ci si alimenta, come si prega, come si ama. E ai grandi insegna che la vita è un bene che a nessuno e tantomeno alla Legge fredda, è permesso violare. Evi risponde alla Legge che “la forza della vita” è “ nella sofferenza”. La legge questo non lo percepisce. Ogni Natale è sofferenza che genera vita. Il Natale 2008 è stato così: Evelina si è appartata con Gesù proprio come è apparsa: una Carezza carica di tutto…e continua a suonare col nonno le nenie natalizie, perché Evi è Vita !

Stefano Maltempi, il nonno prete