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Un felice incontro fra un vescovo ed un pittore:
le opere di Giuseppe Bottani per mons. Sante Lanucci

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Nella cappella del SS. Sacramento, nella Chiesa Collegiata di Mondavio, sopra l’altare si trova un dipinto di rara bellezza. Il quadro, dallo sviluppo verticale e con la parte superiore centinata, rappresenta un angelo che indica ad un fanciullo la figura della Vergine seduta sulle nubi con vicino Gesù bambino che appoggiandosi ad un globo celeste e reggendo un sottile scettro d’oro sorride ad bambino di cui si intuisce lo sguardo rapito; a destra, in basso, la figura mostruosa di un drago, raffigurazione del Male, illuminato da bagliori rossastri che escono da una voragine aperta fra i massi ai piedi delle figure, incute terrore. Questa pala, esposta da secoli alla vista di chiunque, così ben conservata nella sua perfetta leggibilità, è tuttavia sorprendentemente inedita. Nessun testo riguardante l’autore o la produzione artistica dell’epoca la cita, nessuno storico dell’arte pare ne abbia fatto oggetto di studio o, perlomeno, non ne è rimasta traccia. Eppure chi ne sia l’autore e come il dipinto sia giunto a Mondavio è il quadro stesso a dirlo. In basso a sinistra si trova infatti la scritta SANCTIS LANUCCI TARD: I.V.P. // FIERI CURAVIT // IOSEPH BOTTANI PINGEBAT ROMAE // 1746 (Sante Lanucci Tarducci professore dell’una e dell’altra legge, curò che fosse realizzato, Giuseppe Bottani lo dipingeva a Roma nel 1746).

L’autore del quadro è il pittore Giuseppe Bottani che, originario di Cremona, giunse a Roma nel 1735 inserendosi subito nell’ambiente artistico romano come dimostrano le commissioni ricevute. E nello stesso periodo a Roma viveva il mondaviese Sante Lanucci, prelato, laureato in Legge dell’Archiginnasio della Sapienza dove insegnò diritto canonico per oltre trent’anni: dal loro fortunato incontro nascerà la pala ora a Mondavio. L’opera eseguita dal pittore non ancor trentenne ha già in se tutte le caratteristiche che contraddistingueranno i suoi dipinti con l’adesione a quegli stilemi che porteranno all’affermazione del neoclassicismo. Protagonista della composizione che si sviluppa in diagonale è la maestosa figura dell’angelo, raffigurato con ideale umanità e con la resa di particolari che raggiunge picchi di notevole qualità come nelle magnifiche piume delle ali di cui il pittore rende la soffice morbidezza e le mirabili tinte cangianti: nessun altro angelo dipinto dal Bottani ha ali altrettanto belle. Ma a colpire l’osservatore sono anche l’esposizione solenne e pacata che solo nel manto rosso conserva ancora un alito di vento barocco, il plasticismo levigato e il vivo nitore cromatico che fa sembrare l’opera appena dipinta: fino a pochi anni fa era possibile cogliere ancor meglio il tono caldo dei colori alla luce che, appena filtrata dalla tenda gialla, entrava nella cappella dai vetri trasparenti del grande finestrone. Questa di Mondavio non sarà però l’unica opera che il Bottari eseguirà per Sante Lanicci. Diventato vescovo di Civita Castellana e Orte il Lanucci gli commissionerà la grande pala che campeggia sull’altar maggiore del Duomo di Orte. Quadro di notevoli dimensioni (cm 660x400) raffigura la Madonna in gloria con otto santi martiri e risente nell’impostazione compositiva di modelli riferibili a Guido Reni al cui classicismo il pittore si richiama. L’opera non è datata ma studiosi del Bottani sono concordi nel collocarla intorno al 1752, anno in cui si celebrò il centenario della traslazione delle reliquie dei santi martiri Quirino, Dionisio, Marco, Timoteo, Apollonio, Aureliano, Dorotea e Faustina, santi protettori della città di Orte. Presso il Lanucci e poi presso i suoi eredi, a Mondavio, si conserverà per più di un secolo il bozzetto originale del dipinto, oggi di collocazione ignota. Al riguardo si può ritenere, considerando la produzione del pittore e la consuetudine dell’epoca che richiedeva un modello da visionare prima di commissionare il dipinto finale, si trattasse di un quadro compiuto e rifinito nei minimi dettagli, solo di dimensioni ridotte, un’opera pregevolissima dunque, a giudicare dal dipinto di Orte.

Di questo quadro restano alcuni disegni preparatori, schizzi d’insieme e disegni a matita di particolari, tratti da “Album di pensieri originali” dove il Bottani raccolse 120 disegni da lui fatti nell’arco di una vita con l’auspicio che venissero conservati insieme, a testimonianza dei suoi studi e dell’evoluzione della sua opera: così sono rimasti fino a quando, circa quarant’anni fa, la raccolta fu smembrata ed i fogli venduti separatamente. Proprio da questo album provengono alcuni disegni, questi studiati e pubblicati, che ci riportano dalla pala di Mondavio. Si tratta, in particolare, di un disegno a matita su carta che raffigura il gruppo dell’angelo con il bambino e di un altro ad inchiostro ed acquarello che presenta però due bambini a fianco dell’angelo e la Madonna ritratta con una posa leggermente diversa: entrambi i disegni sono ora in una collezione privata di Mantova. Un terzo disegno, uno schizzo a matita dal tratto più svelto e dalle linee più approssimate anche questo senza alcun dubbio riferibile al quadro mondaviese, fu messo in vendita a Londra presso la casa d’aste Sotheby’s nel 1974. Opere di Giuseppe Bottani si conservano a Roma, Milano, Pontremoli, Firenze, Parigi. Il pittore morirà a Mantova nel 1784 dove si stabilì nel 1769 quando l’imperatrice Maria Teresa d’Austria lo nominò direttore della sezione pittorica dell’Accademia di Belle Arti di quella città. Nel 1758 era stato ammesso all’Accademia di S. Luca e nel 1763 era stato fatto accademico d’onore presso l’Accademia Clementina di Bologna.

Micci Marcello