L'ingresso
di 10 nuovi Stati nell'Unione europea, lo scorso 1° maggio, ha sanato la
divisione in blocchi Est - Ovest, che aveva lacerato l'Europa e i diritti
democratici dei suoi popoli per decenni. Dal 10 al 13 giugno, 450 milioni di
abitanti dell'Ue hanno avuto l'opportunità di eleggere il parlamento
europeo. Un privilegio democratico - non dimentichiamo - ancora negato a
milioni di persone al mondo (tra cui tanti Stati islamici). Il 18 giugno
scorso, il Consiglio dei 25 ha approvato la prima costituzione dell'Unione
europea.
Non
tutto è perfetto, è vero. Ma è anche chiaro che tutto questo fa parte dei
segni dei tempi.
Le
chiese europee, e soprattutto Papa Wojtyla, avevano chiesto insistentemente
che nella costituzione europea ci fosse un riferimento esplicito al
patrimonio cristiano dell'Europa, almeno nel preambolo: "riconoscere le
radici cristiane dell'Europa". La richiesta non è stata accettata. Il
rammarico del Papa è stato grande, fino a fargli esclamare: "Non si
tagliano le radici dalle quali si è cresciuti". Un rimprovero e un
ammonimento!
La
Turchia ha esultato: potrà far parte dell'Unione europea, senza rinunciare
all'islam (e senza dover ammettere che ha anch'essa radici cristiane, anzi
"apostoliche"). Speriamo anche noi di poter esultare all'atteso
annuncio che la Turchia garantirà finalmente il rispetto dei diritti umani
e della libertà religiosa, anche delle minoranze, come espressamente
richiesto dalla costituzione europea.
D'altra
parte, i terroristi islamici avranno un pretesto in meno per attaccare
l'Europa cristiana, visto che - almeno costituzionalmente - cristiana non
è.
Nessun
governo islamico avrebbe avuto la minima esitazione nell'affermare e mettere
per iscritto, in prima battuta, non solo le radici islamiche, ma anche lo
Stato islamico e l'islam come religione di Stato. I capi delle nazioni
europee, invece, non l'hanno fatto. Anche questo è un segnale democratico,
tipico del nostro patrimonio culturale europeo: nessuno potrà dire che i
nostri governi sono allineati o succubi delle gerarchie ecclesiastiche…
Ognuno agisce secondo autonoma coscienza: i governi fanno il lavoro di
Cesare, come la chiesa deve continuare a fare il lavoro di Dio.
Il
preambolo, comunque, è davvero un gran pezzo d'arte e di civiltà, di cui
tutti possiamo andare orgogliosi. Occorre ora diventarne davvero
"consapevoli", come il testo solennemente proclama.
Alle
chiese cristiane la costituzione assicura un ruolo importante e stabile di
consultazione, impegnando l'Unione a mantenere con esse un dialogo aperto,
trasparente e regolare, riconoscendone l'identità e il contributo
specifico. Tutto questo è molto significativo. Forse, anche le chiese
potrebbero orientarsi a fare altrettanto con l'Unione.
Proprio
qui la costituzione europea pone una grande sfida alle stesse chiese
cristiane: la sfida del dialogo aperto, trasparente e regolare; la sfida
dell’ecumenismo. Speriamo che le chiese cristiane d'Europa sappiano
rispondere con un coro ecumenicamente unito ed evitare il triste spettacolo
di chiese disunite nell'Europa unita.
Del
resto, non dalle radici - che è bene restino sotto terra, per nutrire
l'albero e farlo crescere vigoroso - ma dall’amore reciproco “tutti
sapranno” di Chi siamo discepoli.
p.
MARCELLO STORGATO
, sx
da
“Missionari Saveriani n. 7/04